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giovedì 28 maggio 2009

A proposito di racconti


Dunque, vorrei che qualcuno sapesse cosa ha detto Salvatore Ferlita, critico letterario e giornalista di Repubblica, a proposito della mia raccolta di racconti "Il prato e il pozzo" (ed. La Zisa, Palermo 2008) . Questo intervento è stato ripreso in un video di ben 17 minuti che qui non sono riuscita a caricare (troppo lungo!!) e allora in attesa di imparare qaulche stratagemma softwaristico per ridurre un po' il video, eccovi qui cosa ha detto il critico Salvatore Ferlita, intervenuto al reading – concerto di presentazione de
"Il prato e il pozzo" racconti di Maria Teresa de Sanctis (ed. La Zisa, pp.64 euro 7)
svoltosi giovedì 7 maggio alle ore 19
a Palermo al Caffé Letterario Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Vicolo della Neve all'Alloro, 2/5
letture a cura di Maria Teresa de Sanctis
musiche originali eseguite dal vivo dall'autore Ivan Cammarata (chitarra)

Salvatore Ferlita:
Devo dire innanzitutto che quando ho ricevuto la telefonata e la proposta della presentazione non conoscevo l’autrice, però mi ha subito investito una suggestione fortissima perché a chi ha pratica con la letteratura un cognome come de Sanctis non può che richiamare il grande storico della letteratura, quando poi mi disse, Maria Teresa, che aveva avuto il mio numero da Francesco Gambaro, e allora si ricomponeva una sorta di costellazione che fa parte sia degli affetti che dei circuiti letterari. E allora quando poi alla fine mi ha detto che il libro in questione era una raccolta di racconti, e allora ho detto «va bè, non ho letto il libro ma ti do conferma che lo presento», perché il libro quando è fatto da una raccolta di racconti è sempre un libro particolare.

Si dice che il genere non abbia parecchia fortuna, si dice che le raccolte di racconti in libreria vendono poco rispetto al genere romanzo, in realtà però va detto che in Italia non c’è stata mai una grandissima tradizione romanzesca, per cui i nostri autori hanno raggiunto le vette dell’eccellenza quando hanno scritto dei racconti perfetti. E sono sempre convinto che la sperimentazione vera in letteratura, dal punto di vista della prosa, la si possa fare appunto costruendo i racconti.

Diceva Borges che il racconto in letteratura quando è perfetto è insuperabile, e definiva il romanzo una debolezza della carne. E aveva ragione perché un racconto intanto è sempre di difficile esecuzione, perché in realtà non ha né un inizio né una fine, è tutto lì, è come la prima pagina di un romanzo, deve subito cogliere il segno. E leggendo questi racconti di Maria Teresa mi è venuta in mente una definizione che del racconto diede uno scrittore italiano oggi fuori moda che si chiama Alberto Moravia, che di racconti se ne intendeva e che ne scrisse di bellissimi. Moravia in una sua pagina dice che nel racconto l’intreccio, che non ha mai il respiro di quello del romanzo, trae la sua complessità dalla vita e non dall’impianto. Ora cosa vuol dire: che se in un racconto c’è qualcosa che ci rimanda alla vita vera, e per vita vera intendiamo le passioni, i dolori, l’amore, allora il racconto funziona, ha una sorta di cuore pulsante.

Ora in realtà non ci sarebbe granchè da dire perché Maria Teresa de Sanctis, nella sua breve ma significativa introduzione, spiega quello che poi ha fatto: « …ascolto quel che accade e basta questo per avere sempre qualcosa da raccontare, il punto poi è fermarsi e scriverne. E riportare nella scrittura ogni emozione e ogni pulsione del cuore che così rivive i suoi palpiti, diventa bisogno, urgenza. (…) E con una prosa che sa di poesia quindi, col gusto per la parola cercata, inseguita e amata infine, si tenta disperatamente di ristabilire quell’armonia dell’esistenza che così spesso vediamo sparire fra le volute di una vita dal sapore sempre più amaro ». Tu hai fatto un po’ come ha fatto Umberto Saba, quando ha scritto le poesie che hanno dato corpo al canzoniere e poi non fidandosi dei critici letterari ha scritto “Storia e cronistoria del canzoniere”, «adesso ve le spiego io le mie poesie». E qui tu dai un concentrato di poetica che poi leggendo i racconti viene perfettamente confermato.

Perché, intanto dal punto di vista stilistico questi racconti presentano una tramatura che è deliziosa per l’orecchio; laddove il racconto funziona perché, in maniera anche spesso fulminea, sono a volte racconti brevi, tu riesci a cogliere un’emozione e poi a saperla riportare sulla pagina, allora si sprigiona anche una musicalità che è frutto sì di una sapienza stilistica, nel senso che c’è sempre un lavoro di cesello, di lima, uno cerca l’aggettivo giusto che possa accompagnare o precedere una parola, il tutto in un’armonia di suoni, ecc … però per far questo bisogna che ci sia da parte dell’autore l’orecchio per farlo. E questi racconti si devono gustare ad alta voce proprio perché le parole si inanellano in un circuito poetico e a volte ci si trova anche di fronte ad una sorta di corto circuito.

Mi venivano in mente, leggendo i tuoi racconti, certe pagine di Silvio D’Arso, uno scrittore purtroppo poco noto e dimenticato della letteratura italiana, che scriveva racconti come se scrivesse poesie. A volte in una pagina di D’Arso tu puoi isolare il decasillabo, il dodecasillabo, e quindi leggendo la musicalità viene talmente fuori che poi il ritmo ti prende e il lettore rimane quasi, come potremmo dire, inchiodato alla pagina. Ed è quello che accade, io mi sono divertito anche a scomporre i racconti, perché ad un tratto allineate le parole diversamente sulla pagina potrebbero essere delle vere e proprie poesie.

Ed un’altra cosa che vorrei dire, nella prefazione di Francesco Gambaro c’è una cosa che mi ha trovato d’accordo, una un po’ meno. Quando lui parla di coincidentia oppositorum, questa dualità, ha colto anche una delle cifre di questa raccolta : quando tu parli della vita non trascuri mai la sua negazione o presunta tale, che è la morte; se tu parli dell’amore c’è sempre l’odio minaccioso o che trionfa o che potrebbe trionfare e invece poi l’amore fa scattare un meccanismo per cui gli ingranaggi quasi impazziscono e inaspettatamente la storia prende una abbrivio diverso. C’è la fine di “Amor che amar par ci conceda”, che mi pare un endecasillabo perfetto, che dice « E la vita continua. Una danza, un abbraccio, un lento indolente roteare e come prima si attende. La fine che come l’alba arriva dopo ogni tramonto ». Ora l’immagine è molto bella, anche perché ha un che di paradossale e antifrastico: perché in questo caso la fine è come l’alba e di solito l’alba uno se la immagina sempre come momento piacevole.

Ora leggendo attentamente, magari collazionando le pagine, ci si accorge che in realtà c’è sempre questa coincidentia oppositorum, ma soprattutto anche una sorta di straniamento per cui una situazione che sembra prendere una piega magari consueta ad un certo punto poi ti sorprende. La cosa che non mi trovava d’accordo scritta da Francesco riguarda l’idea della Sicilia. E questo è anche un altro punto a tuo favore, non ti sei lasciata irretire dalla trappola della “sicilitudine”, potremmo dire, da questa ossessione di ricondurre tutto alla nostra latitudine, che poi è una latitudine geografica invasiva ed ossessiva. Ora qui di Sicilia c’è ben poco, e laddove si presenta nella pagina, non c’è mai il dazio pagato al luogo comune, e questa è un’altra cosa che andrebbe rilevata, anche perché poi gran parte delle storie che racconti hanno uno scenario tragico, come quello della Jugoslavia.

E si capisce poi che la violenza della guerra che ha sconvolto quei luoghi per te è stata una sorta di shock, per cui il “turista di guerra” ha qualcosa sì di immaginifico, di fantasioso, ma anche di autobiografico, perché poi quando parli, attraveso la storia che racconti, di quei luoghi, è come se il lettore li rivedesse attraverso il filtro del tuo sguardo. E questo poi ci riconduce a quello che poi è la cosa fondamentale in letteratura che sì … bello stile, la parola anche poetica, però sotto deve sempre starci il magma dell’esistenza, almeno sempre così io ho cercato di leggere i racconti e i romanzi. E quindi c’è questa Jugoslavia che è sventrata, stuprata dalla violenza, e però poi c’è sempre un qualcosa che si accende, può essere quasi una lanterna cieca, che di solito è l’amore che sembra poi trovare un palcoscenico inattendibile, visto che poi in guerra trionfa sempre la violenza cieca, l’orrore, ecc e però a prezzo di questo poi c’è tutt’altro …

Sono belle anche certe immagini che tu utilizzi, ad esempio quando rifletti sul fiume e questo fiume che di solito nell’immaginario collettivo, ma anche nell’immaginario letterario, il fiume ha a che fare con il lavacro e il lavacro è sempre di purificazione, presuppone palingenesi. Poi il fiume, basti pensare al panta rei filosofico, ti mette innanzi una situazione che cambia in continuazione, quindi lo scenario muta repentinamente, però nel momento in cui nel racconto viene fotografato, il fiume lo si vede come quasi invaso da quelle canoe, tu dici, con la forza visionaria dello sguardo, che potrebbero essere poi i corpi dei soldati, dei civili uccisi. Quindi questo fiume diventa una sorta di cimitero acquatico, continuamente mobile, e però poi il fiume può anche lasciar presupporre tutt’altro, cioè, la storia che continua, e quindi anche la possibilità che un’inattesa speranza, uno spiraglio utopistico possa cambiare la situazione.

Ora, io penso che l’autrice abbia colto nel segno nella declinazione di questo mistero d’amore, perché i racconti potrebbero essere catalogati sotto l’emblema della fenomenologia dell’amore, che è una fenomenologia sempre variabile, proteiforme, che lascia a volte l’amore in bocca, e però poi, da quello che si percepisce leggendo, si tratta di un amore esperito con tutti i sensi. Lo dici tu in quella nota proemiale che ti colpisce un colore spesso e questi sono racconti che sono sì visivi ma anche olfattivi, perchè poi c’è la presenza del profumo, degli odori, è una scrittura quasi impressionistica, nel senso buono del termine, non nel senso peggiorativo. E poi ci sono epiche che mi hanno sempre profondamente colpito: io ho visto sempre la forza della letteratura annidata in una sorta di carica antiumanistica, voglio dire laddove lo sguardo dell’autore riesce a cogliere il peggio, tutto il peggio possibile, c’è anche una radiografia che poi ci riconduce a quella che è la nostra vita, quindi …

Mi è sembrato di sentire echeggiare Leopardi, ad un certo punto, quando nel racconto “Salò o del lago” tu dici « La morte se lo portò via lasciando basita la madre davanti al tragico destino di quel suo povero figlio. Nelle notti di luna …» e sappiamo quanto la luna sia presente nelle pagine di Leopardi che oltretutto aveva letto perfettamente Galilei « Nelle notti di luna piena anche il cielo intona un canto e, cingendo con vaporose nubi i monti, si specchia nel lago e un duetto ha inizio …»: e qui sembra quasi la fotografia di un idillio, però ad un certo punto il capovolgimento …. « Fra le molteplici voci notturne si ode l’eterno racconto della misera umana illusione » è un po’ lo scacco delle magnifiche sorti e progressive di cui parlava Leopardi. Un’ultima cosa che voglio dire è che mi aspettavo, da parte di chi ha un rapporto consustanziale col teatro, racconti costruiti sui dialoghi per esempio, cosa che qui non c’è, è una sorta di lungo monologo, possiamo dire, quello che poi dà forma ai racconti che poi, il paradosso è questo, allineati danno corpo ad una sorta di diario dell’anima .

E quindi la frammentarietà che poi è tipica di una raccolta di racconti, alla fine viene superata da una sorta di, possiamo dire, di visione, che uno sguardo … e non a caso c’è la presenza della finestra in uno dei racconti, … che nella letteratura la finestra è stata sempre un filtro da cui osservare qualcosa … o anche una soglia superata la quale ci si trova innanzi ad un’epifania. In quel caso la finestra cercata, che poi non si trova, è distrutta, era come un affacciarsi sulla vita che però veniva in quel momento conculcata …insomma devo dire che questa raccolta mi ha favorevolmente impressionato e vi ringrazio per la pazienza.

mercoledì 27 maggio 2009

E allora ...


















E allora ... sono contenta perchè è stato molto molto bello!!! che cosa? ... ah già ... non sono al centro del mondo ... dimenticavo ... be' si rimedia subito: il giorno 26 maggio alle 22 a I Candelai a Palermo l'ottimo chitarrista Ivan Cammarata e l'altrettanto ottima attrice - cantante Maria Teresa de Sanctis hanno dato vita all'ottimo "In parole e musica d'amore" con pubblico numeroso e divertito!!! e la serata era anche un book party di presentazione della mia seconda raccolta di racconti - poesie (decidetevi voi dopo averli letti...) "Acqua e sale"




Insomma .... è stato bello!!!

giovedì 7 maggio 2009

ci ho preso gusto

Al blog, alle presentazioni, alla pizza, alla lettura, ecc ecc ... la lista non so in effetti se potrebbe poi essere tanto lunga ... comunque questo tentativo di incipit giusto per dire che voglio inserire qui le foto e i video: il primo dell'ottima presentazione della serata, il 7 maggio al Parco Letterario Tomasi di Lampedusa, di Maria Teresa (un nome una garanzia) Camarda, il secondo con la critica al mio (primo) libro di racconti "Il prato e il pozzo" del giornalista e critico letterario Salvatore Ferlita. E anche qualche foto ... e il pubblico presente ha tanto apprezzato la musica dell'ottimo compagno di avventure musical-letterarie Ivan Cammarata e le mie letture. Forse però il secondo non potrò inserirlo perchè troppo grande (17 minuti) ... peccato! però eccone un altro da potere inserire ...

ecco le foto


ed ecco il video con l'ultima parte del racconto "Al semplice cuore dal mare"

sabato 2 maggio 2009

Videamoci bis!! con Radicchio e cipolla

Sembra una ricetta, o magari una trasmissione televisiva o forse un appuntamento in codice ...bene nulla di tutto questo ... è semplicemente il mio secondo tentativo, e spero vada a buon fine, di scrivere questo post e inserire i video dello spettacolo "Radicchio e cipolla" della mia amica Letizia Porcaro, pittrice, attrice e regista. L'altra volta, nel primo tentativo, ei fu, avevo scritto delle battutine tanto carine ... adesso mi spiace ma non mi viene nulla, e poi l'umorismo non è mai stato il mio forte, le barzellette non riesco a ricordarle e spesso non mi fanno ridere e ... insomma, sono una quasi frana, quindi niente!!! però ecco i video dello spettacolo! O meglio ... un po' di pazienza e li troverete ... ecco qui che ci riprovo
questo è un brano dei lettori, uno dei momenti dello spettacolo invece quelli che seguono sono i dialoghi fra uno psicanalista e un suo paziente ...